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L’importanza di evitare il comic Sans

Negli anni ’90 ero una bambina e giocavo già con Photoshop sul computer di mio padre. Ma prima, ovviamente, ho iniziato con il mitico PAINTBrush e creavo i bigliettini di compleanno dei miei amici a scuola. Ovviamente il font prediletto era il mitico Comic Sans. Simpatico, divertente, poco impegnativo.

Poi, ricordo la prima esperienza in studio di Comunicazione dove facevo uno stage da ragazzina, come un trauma: il comic sans fa schifo, mi dicevano. Il paziente Art Director mi ha spiegato il fatto che è disegnato molto male, il kerning è un po’ casuale e che non è una questione di “Gusti”, ma di dati oggettivi.

Quando ho iniziato i miei studi di grafica, ovviamente ho solo rafforzato l’opinione del gentile Art Director. Ma quindi, perché lo si vede veramente dappertutto e perché attrae così tanto le persone: medici, avvocati, ingegneri inclusi??

Il comic sans è nato… (storia) per essere utilizzato per gioco alle feste di compleanno ed in questo è un font veramente riuscito. La sua morbidezza nelle linee e questa voglia di sembrare scritto a mano, piace. Piace molto. E continua a piacere.

Quando lavoravo in negozio di stampe, tanti clienti me lo chiedevano per le loro T-shirt, e io li dirottavo sempre verso uno simile, ma più ben fatto, nonostante storcessero il naso: dicevo di non averlo proprio in memoria sul mio Mac 😀

La tipografia è fondamentale. Immaginate che ogni carattere tipografico sia un personaggio. Il comic sans potrebbe essere un anziano clown vestito male con vestiti con colori male abbinati e che è stufo di fare questo lavoro. Vi piacerebbe mandare lui a presentare la vostra amata azienda o attività? A me, sinceramente, non molto. Quanto meno, ci farei un pensiero approfondito. 

Se il Times New Roman fosse una persona, sarebbe un signore distinto e brizzolato, in giacca e cravatta che passeggia in città come Londra con bombetta e ombrello in mano.

Mandereste lui a fare da intrattenitore alla festa di compleanno di vostro figlio? Io credo di no.

La percezione inconscia che abbiamo dei caratteri tipografici è molto profonda, e credo veramente che non ce ne rendiamo abbastanza conto, ma se c’è un cartello in Comic Sans scritto in un corridoio di un ospedale, che magari evidenzia qualcosa di grave tipo malattie in corso, da qualche parte nel nostro cervello qualcosa dica “no, qui non va!”, anche se non si è grafici.

Ogni carattere tipografico, o font, ha una sua storia, un suo vissuto, e ognuno è nato per un determinato scopo. Ognuno ha uno spessore determinato, un kerning studiato (ovviamente, se ben fatto), le ascendenti e discendenti di una certa lunghezza, le grazie oppure no.. Per questo, bisogna rispettarli e utilizzarli negli ambiti giusti e con cognizione di causa.

Credo che aver tolto il comic sans dalla mia banca dati dei font tipografici mi abbia reso un po’ più leggera.